Don Cafasso da sei anni era ormai la mia guida spirituale. Se ho fatto qualcosa di bene nella vita lo devo a lui. Domandavo il suo consiglio in ogni scelta, ogni progetto, ogni orientamento del mio lavoro sacerdotale. Egli cominciò a condurmi a visitare i carcerati. Nelle prigioni imparai a conoscere quanto è grande la malignità e la miseria degli uomini. Vedere un numero grande di ragazzi tra i 12 e i 18 anni, sani, robusti, intelligenti, vederli là oziosi, tormentati dalle cimici e dai pidocchi, senza pane e senza una parola buona, mi fece inorridire. Quei giovani infelici erano una macchia per la nostra patria, un disonore per le famiglie. Erano umiliati fino alla perdita della propria dignità. Quello che più mi impressionava era che molti, quando riacquistavano la libertà, erano decisi a vivere in maniera diversa, migliore. Ma dopo poco tempo finivano di nuovo dietro le sbarre. Cercai di capire la causa, e conclusi che molti erano di nuovo arrestati perché si trovavano abbandonati a se stessi. Pensavo: «Questi ragazzi dovrebbero trovare fuori un amico che si prende cura di loro, li assiste, li istruisce, li conduce in chiesa nei giorni di festa. Allora forse non tornerebbero a rovinarsi, o almeno sarebbero ben pochi a tornare in prigione »
San Giovanni Bosco, Memorie dell’Oratorio
Ez 37
La mano del Signore fu sopra di me e il Signore mi portò fuori in spirito e mi depose nella pianura che era piena di ossa; mi fece passare accanto a esse da ogni parte. Vidi che erano in grandissima quantità nella distesa della valle e tutte inaridite. Mi disse: «Figlio dell’uomo, potranno queste ossa rivivere?». Io risposi: «Signore Dio, tu lo sai». Egli mi replicò: «Profetizza su queste ossa e annuncia loro: «Ossa inaridite, udite la parola del Signore. Così dice il Signore Dio a queste ossa: Ecco, io faccio entrare in voi lo spirito e rivivrete. Metterò su di voi i nervi e farò crescere su di voi la carne, su di voi stenderò la pelle e infonderò in voi lo spirito e rivivrete. Saprete che io sono il Signore»». Io profetizzai come mi era stato ordinato; mentre profetizzavo, sentii un rumore e vidi un movimento fra le ossa, che si accostavano l’uno all’altro, ciascuno al suo corrispondente. Guardai, ed ecco apparire sopra di esse i nervi; la carne cresceva e la pelle le ricopriva, ma non c’era spirito in loro. Egli aggiunse: «Profetizza allo spirito, profetizza, figlio dell’uomo, e annuncia allo spirito: «Così dice il Signore Dio: Spirito, vieni dai quattro venti e soffia su questi morti, perché rivivano»». Io profetizzai come mi aveva comandato e lo spirito entrò in essi e ritornarono in vita e si alzarono in piedi; erano un esercito grande, sterminato.
Mi disse: «Figlio dell’uomo, queste ossa sono tutta la casa d’Israele. Ecco, essi vanno dicendo: «Le nostre ossa sono inaridite, la nostra speranza è svanita, noi siamo perduti». Perciò profetizza e annuncia loro: «Così dice il Signore Dio: Ecco, io apro i vostri sepolcri, vi faccio uscire dalle vostre tombe, o popolo mio, e vi riconduco nella terra d’Israele. Riconoscerete che io sono il Signore, quando aprirò le vostre tombe e vi farò uscire dai vostri sepolcri, o popolo mio. Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete; vi farò riposare nella vostra terra. Saprete che io sono il Signore. L’ho detto e lo farò»». Oracolo del Signore Dio.
L’immagine del profeta Ezechiele ha suggestionato il nostro impegno.
– c’è da rimettere in piedi persone, cadute negli errori commessi, acciaccate dalla vita, talora impietosa, non sempre consapevoli di aver bisogno di una mano
– non c’è nulla da buttare: anche quei pezzi di passato che si vorrebbe obliare, anche quanto di meno nobile abita il nostro cuore; basta permettere allo Spirito di Dio di farsi largo, dentro
– c’è speranza, in questa vita: basta lasciar fare al Signore e dargli voce!
Il nostro obiettivo è partecipare dei desideri di Resurrezione, che il Signore ha su ogni singola persona che ci donerà di accompagnare.
Costituzione della Repubblica italiana, Art. 1
L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro.
Gn 3,19
Con il sudore del tuo volto mangerai il pane
Si suole citare spesso l’art. 27 della Costituzione, per focalizzare il tema della pena sulla rieducazione della persona. Noi vorremmo partire dal principio. Se l’Italia è Repubblica fondata sul lavoro, le persone che devono essere nuovamente ‘fondate’ sui principi cardine della nostra collettività, non possono prescindere dal ‘lavoro’, cui cui prende avvio il testo costituente le nostre istituzioni.
Vi fa eco il testo della Genesi, che, a differenza dei miti coevi, non vede il lavoro come una punizione, bensì quale partecipazione all’opera divina della creazione (l’uomo ha il compito di dare il nome). Perchè il nostro Dio è un lavoratore. Infaticabile. E l’uomo è a Sua immagine e somiglianza.
La Cooperativa vuole qui recepire anche quanto raccolto negli studi praticati dalle scienze umane sull’esecuzione penale. È acclarato come in Italia il tasso di recidiva dei reati sia intorno al 70%, a fronte di possibilità di lavoro in percentuali minimali. Gli studi realizzati sul penitenziario di Bollate, dove l’accesso al lavoro riguarda il 90% della popolazione carceraria, ivi reclusa, attesta un tasso di recidiva al 20%. Il lavoro è dunque lo strumento principe, per realizzare l’obiettivo di resurrezione di una persona.
Le carceri sono piene di persone di origine straniera…
Non è vero: 7 persone su 10, presenti nei penitenziari d’Italia sono italiane
Quanto costano le carceri alla collettività?
3 miliardi l’anno
Il carcere… funziona?
La recidiva, ossia le persone che tornano a compiere reati dopo aver scontato la pena, è attestata al 70%
Ma gli educatori nelle carceri… ci sono?
Il Rapporto Antigone 2018 rileva 925 educatori, per una popolazione carceraria che, allora, sfiorava le 60.000 persone. Il personale di polizia penitenziaria ammonta a 31.000 unità
Quante persone lavorano nelle carceri?
Circa 17.000, ma quasi tutti alle dipendenze dell’amministrazione, per la cucina, la distribuzione del cibo, le pulizie, il mantenimento dei fabbricati…
Ci sono penitenziari ‘virtuosi’? Cosa cambia?
La casa di reclusione di Bollate attesta una recidiva al 20%. Vi ha possibilità di lavoro, con un’apposita area industriale, la quasi totalità dei ristretti.